L'ego segue lo stato di “bisogno”
cercando conferma e appagamento al di fuori di sé.
Ci si può confondere a seguire il
proprio ego, credendo di seguire se stessi.
Allora ci si inganna. Credendo di
ottenere sempre di più, si perde via via il contatto con la parte
profonda di sé: l'interno, la propria sostanza; è questa che fa la
differenza e che è in grado di muoverci oltre, nel nostro percorso
di vita.
La tendenza dell'ego è quella di
decentrarci da noi stessi, dal nostro interno. L'ego muove verso la
pretesa di ciò che vorremmo essere, sminuendo al contempo ciò che
siamo e indebolendo la nostra identità. Ma, paradossalmente, dove
andiamo senza noi stessi?
Il contatto con
la propria identità profonda costituisce la base
per poter camminare nel mondo.
Meno siamo in contatto con il nostro
interno è più siamo esposti, de-sintonizzati, deboli, in quanto
viene meno il radicamento in sé e l'autocentratura.
La ricerca di appagamento mossa dall'ego la si può
riconoscere dal fatto che questo insegue generalmente alti livelli di
attivazione psico-fisica e adrenalina, che sono dipendenti dalle
reazioni esterne e che evaporano facilmente e dopo poco tempo (si
tratta del bisogno di conferme di vario tipo, che ci mette più
facilmente in balìa degli altri). L'appagamento dell'ego è
illusorio perché richiama continuamente a nuove forme di nutrimento,
che però non soddisfano mai abbastanza: cambia l'oggetto della ricerca ma il bisogno resta lo stesso. Questo fa comprendere che
si è al medesimo punto; si sta quindi soddisfando il proprio
ego, anzichè se stessi. E' una ricerca continua che però non porta
avanti, dettata dal bisogno e dall'illusione, più che dall'entusiasmo disinteressato.
Il nostro potere personale sta nella
nostra capacità di darci ascolto e di attingere, in primis, alle
risorse che dipendono esclusivamente da noi per stare meglio: ossia
mettere al primo posto ciò che possiamo fare per noi stessi, in
maniera svincolata dal bisogno che abbiamo degli altri e dalle loro reazioni.
Cercare altrove, prima di aver trovato
dentro di sé, lascia nello stato di “bisogno” e di “fame”.
Il nutrimento vero è il riconoscimento
che guarda dentro e non altrove, cercandoci e scoprendoci. Accogliendo e rassicurando le nostre
parti fragili, quelle che percepiamo difettose. Ricordandoci che
“andiamo bene così”.
Se siamo fedeli a noi
stessi, riconoscendoci nella nostra forza e nella nostra fragilità, saremo maggiormente pronti a prendere il giusto distacco da
ciò che non ci fa bene, alimentando la realizzazione dei nostri
diritti e non cadendo vittime dei nostri bisogni. Questo è l'atto
più coraggioso e amorevole che possiamo compiere verso di noi;
nella vita adulta, si tratta della più importante e alta forma di
nutrimento affettivo. Viene prima della relazione con l'altro e,
anzi, ne detta proprio le basi.
Questo auto-nutrimento sviluppa la
capacità di far fronte alla vita ed è una conquista che a volte può
richiedere grandi, enormi sforzi, necessari però per aprirci alla libertà e all'amore che meritiamo di vivere.
Nell'esperienza corporea possiamo andare incontro a questo nutrimento, procedendo dall'ascolto delle nostre sensazioni e lasciandoci respirare, senza trattenere ma nemmeno forzare il flusso del respiro. Prendendoci tutto l'ossigeno di cui abbiamo bisogno, lasciandoci andare agli sbadigli: sentendoci, senza nessun altro scopo.
Alimentando e riattivando in questo modo la propria energia corporea si alimenta la percezione e il riconoscimento di sé. Il corpo interiorizza le esperienze e in base a queste reagisce.
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