lunedì 29 gennaio 2018

Gli opposti che si attraggono e i bisogni che chiedono appagamento

La nostra ricerca di riconoscimento da parte degli altri può portarci a incappare proprio in chi questo riconoscimento non ce lo può dare. Muovendoci all'esterno con il nostro bisogno, rischiamo di incontrare gli "specchi" delle nostre paure nell'altro; ossia le sue reazioni al nostro bisogno ripropongono le nostre paure: paura del rifiuto, dell'abbandono, della svalutazione/umiliazione.
Sono le volte in cui si proietta nell'altro il proprio bisogno, spesso senza accorgersene; le volte in cui diamo il potere/responsabilità all'altro di renderci felici.
Riproporre il nostro bisogno ci porta a incontrare ancora una volta la mancanza, anziché la soddisfazione.
Possiamo fare l'esempio di una persona con aspetti di dipendenza che incontra una persona evitante. Questi due aspetti, uniti insieme, sembrano compensarsi: la dipendenza da un lato e l'evitamento dall'altro. Se la vediamo in termini energetici, osserviamo uno sbilanciamento da ambo le parti, che si presentano con “carica” opposta l'una rispetto all'altra. Da un lato si osserva la tendenza alla mobilitazione e al consumo/perdita di energia (nella dipendenza, per esempio, a volte si farebbe di tutto per avere la vicinanza dell'altro o per evitarne l'abbandono) e dall'altro lato, invece, è presente invece una tendenza alla conservazione dell'energia e un limite nella sua espressione dovuto al bisogno di mantenere un certo distacco (il comportamento evitante può essere caratterizzato dalla chiusura e dalla coartazione delle proprie emozioni, dalla paura dell'invasione). Questo è un esempio riportato in maniera semplicistica, che descrive l'interazione di taluni aspetti di personalità, sganciati dalla persona nel suo complesso per cui non intende etichettare; è una riflessione, inoltre, che non vuole porsi come realtà certa.

Generalizzando, si dice che gli opposti si attraggono. L'altro, proprio perché opposto a sé, può colpire particolarmente, come nel colpo di fulmine.
Si dice anche che l'unione tra gli opposti tendenzialmente non sia destinata a durare.
L'incastro tra gli opposti può apparire inizialmente perfetto: una parte richiama l'altra, come un protone con un elettrone; hanno carica elettrica identica, ma opposta: -1 e +1.
Inizialmente può sembrare che l'altro (opposto) porti con sé una promessa di appagamento di ciò che ci manca, l'illusione di ciò che vorremmo, che è così diverso da ciò che abbiamo.
Nel colpo di fulmine dettato dall'unione degli opposti, l'altro attira proprio perchè propone qualcosa di estremamente diverso da sé.
Eppure può succedere che questa unione, inizialmente bruciante come un fuoco d'artificio, che anela alla libertà e alla completezza, apra con il tempo il divario tra le differenze dei partner, mobilitando in ciascuno le proprie difese e portando a galla i propri bisogni infantili. La relazione, così, rischia di diventare una prigione e un gioco di proiezioni. Se ci si incontra nel bisogno diventa difficile andare oltre a questo, superarlo.
In questi casi, il rischio è che, dopo un primo momento di appagamento illusorio in cui l'incastro sembra perfetto, ognuno si ritrovi ancor più cosciente della distanza da un punto di equilibrio e della distanza dall'altro, dell'impossibilità che l'altro possa soddisfare realmente quella parte di bisogno.
E' l'anelito alla completezza, che però reca in sé una mancanza che non permette di unirsi all'altro (opposto), in quanto non ci si può agganciare su un terreno comune.
Questo accade anche perché la propria mancanza non può essere riempita da un altro. Forse può sembrare così inizialmente, ma è un'illusione che lascia ben presto spazio a una realtà differente.


La soddisfazione non la si può provare con l'altro se prima non ne abbiamo fatto esperienza con noi stessi. E' difficile incontrare ciò che ancora non è stato riconosciuto dentro di sé. Come si farebbe a riconoscerlo fuori?
L'intenzione di trovare qualcuno che soddisfi i propri bisogni, quando questi bisogni sono quelli del proprio bambino interiore, muove nel mondo con una richiesta: “il mondo mi deve dare ciò che io non ho avuto, ciò che mi è mancato in passato, mi deve risarcire”. Andare nel mondo con questa richiesta però non esaudisce i nostri desideri, ma direziona al contrario verso relazioni frustranti. Perchè nessuno potrà esaudire più quel bisogno. Nessuna relazione sarà abbastanza, nessun primo “abbaglio” amoroso si rivelerà concreto nel tempo, perchè sarebbe l'illusione di ciò che vorremmo, che andiamo a modellare secondo il nostro bisogno.

Quando ci si accorge di fare ciò, si può scegliere di fare un passo verso di sé e distanziandosi di un passo dall'altro, ridimensionando le proprie aspettative e riappropriandosi di ciò che è proprio (bisogni, paure, illusioni), per lasciare alla relazione una maggiore libertà di essere, per ciò che è.
A volte questo può significare "accontentarsi" all'interno di un rapporto, ma, guardando da un altra angolazione, si tratta di accettare il crollo dell'illusione legata al proprio bisogno, vedere che dietro i bagliori potrebbe non esserci nulla, realizzare che non esistono rapporti totalizzanti, in grado di compensarci o di chiudere le nostre ferite.
Esiste però la possibilità di empatizzare in maniera differente, condividere, grazie all'abbandono di determinate pretese. Ci si alleggerisce, le lenti con cui vediamo sono più limpide e questo ci permette di essere più spontanei.
Ogni giorno possiamo trovare i modi per condividere, in maniera più svincolata dal passato; ogni volta che lo facciamo, andiamo a rinforzare la nostra capacità di stare nel presente, vivendolo e traendone piacere, attingendo a esperienze nuove; è un dono che facciamo a noi stessi, e all'altro.


Ricordo che questa è una personale lettura di ciò che può verificarsi, a volte, nella relazione tra "opposti". Ognuno prenda ciò che è buono per sé e ciò in cui si può rispecchiare. Questa riflessione, col beneficio di tutti i dubbi necessari, punta a promuovere considerazioni e nuovi spunti di riflessione.

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