mercoledì 7 marzo 2018

NEI PANNI DEL NARCISISMO: COSA SI CELA DIETRO SADISMO E MANIPOLAZIONE


Queste righe intendono far luce sui significati di determinati atteggiamenti che fanno parte dello spettro narcisista, ma non per questo intendono giustificarli.
Il sadismo si può generare come reazione alla ferita dell'amore tradito o manipolato. Questo sadismo, misto a sua volta di manipolazione, può risultare subdolo e spesso non riconosciuto da chi lo mette in atto, perciò va a governare in modo più o meno consapevole determinati atteggiamenti. 
Sadismo e manipolazione: due elementi narcisisti che costituiscono una reazione difensiva a determinate esperienze (soprattutto quelle più strette, caratterizzate da affetto e amore) e che incatenano al passato. 
All’interno della ferita narcisista sta la confusione e lo scambio tra AMORE e PERICOLO, inteso come pericolo di essere manipolati e usati. Questo perché, nella propria infanzia, il rapporto d'amore con le proprie figure genitoriali era misto di aspetti manipolatori, per esempio: seduzione/senso di colpa, idealizzazione/svalutazione e umiliazione, abuso psicologico. Questi aspetti, facenti parte della personalità del genitore, erano agiti più o meno inconsapevolmente, senza l'intento di arrecare volontariamente danno al bambino. 
Perciò, il bambino ha conosciuto i ruoli di vittima, carnefice e salvatore; probabilmente è stato oggetto di idealizzazioni quanto di temute svalutazioni. E’ stato difficile per lui incontrare un amore puro, sviscerato da questi aspetti manipolatori: la sua affettività è stata invasa/violata da “altro”.
Come risultato di questa infanzia, ci si costruisce delle difese per scampare a questo pericolo di essere di nuovo manipolati e/o umiliati; per non essere più manipolati si manipola, si abusa psicologicamente dell'altro. Si impara ciò che si è vissuto, come per osmosi, e lo si ripete più o meno naturalmente, valutando superficialmente le conseguenze che questo atteggiamento ha sull'altro, a meno che non si scelga volontariamente di rompere questo ciclo e prenderne coscienza in maniera più profonda. 
La paura di essere di nuovo invasi e manipolati può essere così forte da accecare l’esperienza genuina del contatto umano profondo. Ma in questo modo si chiude altresì l'accesso al contatto profondo e amorevole con sé stessi.
Insieme all’incapacità di riconoscere il dolore che si cela dietro al proprio sadismo, si perde la capacità di riconoscere l’amore. 
Essere stati manipolati o traditi umanamente, "ieri", nelle proprie richieste d’affetto mosse verso le persone più care, non autorizza a demolire a propria volta le persone care che si hanno intorno "oggi".
L’atteggiamento sadico che necessita di essere scaricato su qualcuno, trova presa sulla ferita scoperta dell’altro: dove c’è apertura, perciò vulnerabilità, si può colpire; e lo si fà magari attraverso una frase sottilmente svalutante e umiliante, uno sguardo o un gesto (ciò che si è subìto e imparato). E’ una vana rivalsa, che in realtà perpetua la sofferenza. In questo modo, il dolore antico col quale non si è più in contatto, lo si fa provare all’altro, scaricandoglielo. Anche questa volta (tristemente) l’altro è specchio di una parte di sé che non si accetta: la parte che un tempo sapeva e voleva amare, l'unica in grado di riportare la persona alla "vita emotiva".
Umiliando l’altro, anche questa parte di sé viene umiliata, sminuita, negata: si tratta della parte tenera, che prova sentimenti, quella che permette di uscire da queste dinamiche tossiche. 
Questa parte, scissa da sé, la si vede nell'altro e la si percepisce come qualcosa di estraneo, da rifiutare.
In questo modo, il vuoto continuerà a manifestarsi fino a quando non si permette a quella parte di fare ritorno a casa, facendo ritorno a sé.
Ogni volta che si mette in atto la propria parte sadica verso l’altro, il riflesso batte su di sé.
Il sadismo e la manipolazione sviliscono in primis sé stessi e il rischio più grande è quello di perdersi l’ossigeno migliore, quello dato dai sentimenti.

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